La causa o il tipo della maggior parte delle cefalee possono essere determinati da una attenta anamnesi e dalla visita medica. L'imperativo clinico è quello di riconoscere i segnali di allarme che sollevano bandiere rosse e richiedono ulteriori test diagnostici. In assenza di aspetti preoccupanti nella storia o nella visita, il compito è quindi quello di diagnosticare la sindrome primaria basandosi sulle caratteristiche cliniche. Se sono presenti caratteristiche atipiche o il paziente non risponde alla terapia convenzionale, la diagnosi dovrebbe essere messa in dubbio e si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità che si tratti di una cefalea secondaria. Dato che l'emicrania e la cefalea tensiva (TTH) rappresentano oltre il 90% dei casi di cefalee primarie nella pratica clinica, questa discussione si concentrerà sul loro caratteristiche cliniche, i segnali di allarme per le forme di cefalea secondaria pericolose e sul ruolo dei Test diagnostici nella valutazione della cefalea. 

1. Silberstein SD, Lipton RB, Goadsby PJ. Headache in Clinical Practice. London, England: Martin Dunitz; 2002. 2. Olesen J, Tfelt-Hansen P, Welch KMA. The Headaches. 2nd ed. Philadelphia, PA: Lippincott, Williams & Wilkins; 2000. 3. Rasmussen BK, Jensen R, Schroll M, Olesen J. Epidemiology of headache in a general population – a prevalence study. J Clin Epidemiol. 1991;44:1147-1157.

(testo tradotto da https://americanheadachesociety.org/wp-content/upl...)


In uno studio internazionale fatto negli studi dei medici di base, un totale di 377 pazienti avveva compilato dei diari. Del 94% di persone che ha consultato i loro medici di cura primaria per una cefalea, il 76% ha avuto emicrania e il 18% ha avuto cefalee emicraniche. Pochi pazienti avevano una cefalea di tipo tensivo. Tuttavia, quando si analizza la popolazione generale, ciò che vediamo è una maggiore prevalenza di cefalea di tipo tensivo. Ciò suggerisce che i pazienti con mal di testa di tipo tensivo fanno si rivolgono ai medici di base, mentre i pazienti emicranici si.

Dowson A, Dahlof C, Tepper S, Newman L. Prevalence and diagnosis of migraine in a primary care setting. Cephalalgia. 2002;22:590-591. Rasmussen BK, Jensen R, Schroll M, Olesen J. Epidemiology of headache in a general population — a prevalence study. J Clin Epidemiol. 1991;44:1147-1157.

Blumenthal ha studiato diagnosi e andamento clinico dei pazienti che accedevano al pronto soccorso per ricevere una terapia per cefalea. 57 pazienti con cefalea primaria avevano completato un questionario sulla cefalea. l 95% di questi rispondevano ai criteri internazionali per la diagnosi di emicrania, ma solo il 32% di questi ricevette una diagnosi di emicrania, mentre il 59% ricevette una diagnosi di cefalea in generale o cefalea aspecifica. Varie sono state le terapie somministrate

Blumenthal HJ, Weisz MA, Kelly KM, Mayer RdL, Blonsky J. Treatment of primary headache in the emergency department. Headache. 2003;43(10):1026-1031.  

ALLARME, BANDIERA ROSSA quando:

la presenza di questi segni o sintomi deve costituire un segnale d'allarme per pensare ad alcune condizioni pericolose che possono sottostare ad una cefalea di nuova insorgenza. 

  • sintomi sistemici come febbre, malessere, perdita di peso, che posso suggerire la presenza di un' infezione o una malattia sistemica infiammatoria
  • Un nuovo sintomo o segno neurologico deve sempre insospettire. 
  • La modalità di insorgenza è forse la caratteristica più importante. In caso di cefalea ad esordio repentino e brutale che raggiunge l'acme di secondi o minuti richiede una valutazione attenta per escludere eventi come l'emorragia subaracnoidea, la trombosi venosa cerebrale, la dissecazione arteriosa o l'ipertensione intracranica.  
  • Una cefalea di nuova insorgenza o progressivamente ingravescente soprattutto se inizia in media età
  • Ogni cefalea che si differenzi significativamente dall'abituale

Silberstein SD, Lipton RB, Dalessio DJ. Overview, diagnosis, and classification. In: Silberstein SD, Lipton RB, Dalessio DJ, eds. Wolff’s Headache And Other Head Pain. 7th ed. Oxford, England: Oxford University Press; 2001:20.

I criteri diagnostici principali per l'emicrania sono noti, ma se applicati rigidamente sensibilità e specificità possono diminuire. A volte la distinzione tra emicrania e cefalea tensiva più risultare difficile a causa del sovrapporsi dei quadri nei pazienti. La cefalea tensiva è la più diffusa, ma anche quella con i segni meno distintivi, meno compresa e frequentemente mimata dalle forme secondarie. In effetti al sua diagnosi è fondamentalmente fatta escludendo i sintomi che caratterizzano l'emicrania. 

In generale esiste la convinzione tra gli esperti che  una cefalea moderata - severa, ricorrente, è un'emicrania fino a prova contraria.

Al di là dei criteri diagnostici noti per l'emicrania, molti pazienti riferiscono sintomi diversi che appaiono premonitori, come ad es stanchezza, rigidità nucale, voglia di dolci, ipersalivazione. La nausea è un sintomo comune, mentre il vomito è più raro. 

Il dolore unilaterale è comunemente descritto dai pazienti ed è una caratteristiche che sostiene la diagnosi di emicrania, ma spesso i pazienti descrivono un dolore che all'esordio è bilaterale e solo in seguito si lateralizza ovvero resta in entrambi i lati del capo. 

Anche le caratteristiche del dolore non sempre corrispondono a quelle richiesta dai criteri classificativi. Spesso i pazienti descrivono il dolore come penetrante, fastidioso. Il fatto è che l'80% circa degli emicranci manifesta anche altri tipi di cefalea, per cui a volte diventa difficile fare la diagnosi corretta e bisogna ricercare i sintomi più specifici con attenzione. 

Pryse-Phillips WEM, Dodick DW, Edmeads JG, et al. Guidelines for the diagnosis and management of migraine in clinical practice. Can Med Assoc J. 1997;156(9):1273-1287.

Russell MB, Rasmussen BK, Fenger K, Olesen J. Migraine without aura and migraine with aura are distinct clinical entities: a study of four hundred and eighty-four male and female migraineurs from the general population. Cephalalgia. 1996;16(4):239-245. 

Una vasta gamma di altre caratteristiche cliniche posso sostenere la diagnosi, anche se non sono state incluse nei criteri diagnostici della classificazione internazionale. Ad esempio l' osmofobia (fastidio per gli odori), in associazione al fastidio per luce e rumori, può aumentare l'accuratezza della diagnosi di emicrania. 

Pryse-Phillips WEM, Dodick DW, Edmeads JG, et al. Guidelines for the diagnosis and management of migraine in clinical practice. Can Med Assoc J. 1997;156(9):1273-1287.

Il dolore è il prodotto di diversi fattori, come l'attivazione del recettori per il dolore all'interno del cranio, associata a una riduzione delle capacità di contenimento della percezione de dolore da parte di alcuni sistemi neurologici nel cervello. Le vie di elaborazione del dolore nell'emicrania sono condivise da altri sistemi dolorifici delle regioni di competenza delle prime 3 radici di nervi cervicali. Così si spiega perché circa il 75% dei pazienti emicranici durante l'attacco hanno anche dolore al collo e come mai una condizione di tensione muscolare in condizioni di stress può essere un fattore scatenante gli attacchi di emicrania.

Il dolore nella cefalea tensiva, peraltro in oltre il 40% degli emicranici il dolore è pure bilaterale.


Emicrania e dolore da sinusite possono essere confusi perché entrambi si possono localizzare a livello frontale, in corrispondenza della posizione del seni paranasali frontali, ed in entrambi i casi il segnale della sensibilità è trasportata dal nervo trigemino. I pazienti riferiscono col maltempo, ma i cambi climatici sono un fattore scatenante gli attacchi di emicrania. Inoltre, il 50% degli emicranici riferiscono sintomi da disfunzione del sistema nervoso vegetativo, sintomi che sono abitualmente presenti in corso di sinusite, come ad esempio rinite, lacrimazione e congestione locale.

Barbanti P, Fabbrini G, Pesare M, et al. Unilateral cranial autonomic symptoms in migraine. Cephalalgia. 2002;22:256-259. 

1. Ha nausea o fastidio allo stomaco durante la cefalea ?

2. La cefalea ha limitato le attività quotidiane per almeno un giorno negli ultimi 3 mesi ?

3. Durante la cefalea la luce le dà fastidio ?

Un semplice questionario somministrabile nelle valutazioni elementare, facilmente utilizzabile anche negli ambulatori dei medici di base, può indirizzare la diagnosi. Tre delle 9 domande del questionario, 3 hanno dimostrato avere la miglior capacità diagnostica, ossia quelle relative a disabilità, nausea e fotofobia. Ciò valeva per entrambi i sessi, in presenza di altre cefalee associate o diagnosi precedenti.  

Lipton RB, Dodick D, Sadovsky R, Kolodner K, Endicott J, Hettiarachchi J, Harrison W. A self-administered screener for migraine in primary care: the ID MigraineTM validation study. Neurology. 2003;61:375-382

I sintomi e segni neurologici sono la rappresentazione di una disfunzione della corteccia cerebrale e del tronco encefalico. 

Nell'aura tipica le manifestazioni focali neurologiche sono 3. Quella visiva è la più frequente, seguita da disturbi della sensibilità tattile e più raramente del linguaggio. Altre tipi di aure possono dare sintomi motori, del tronco encefalico come ad esempio vertigine, diplopia (visione sdoppiata), atassia (disturbo della coordinazione motoria).

I sintomi neurologici evolvono nell'arco di minuti e la loro durata è in media di circa 20 minuti (fino a 1 ora per ciascun sintomo). 

La graduale evoluzione dei sintomi dell'aura riflettono una diffusione di corrente a livello cerebrale, "spreading depression", 

In genere l'aura precede e cessa prima dell' insorgere della cefalea, generalmente entro 60 minuti. In altri casi può esordire con la cefalea e persistere durante la fase di dolore. associarsi. 


L'aura emicranica è un fenomeno reversibile, ma numerose patologie ossono mimarla. L'aura inoltre può essere isolata, non associata alla cefalea. Questo evento è più frequente nell'anziano e così la differenziazione tra aura emicranica ed altre patologie dell'anziano, come ad es gli attacchi ischemici transitori, può risultare difficile.

Devono far sorgere dubbi sulla possibile origine sintomatica dell'aura, nel caso essa sia comparsa in età avanzata, sia caratterizzata da fenomeni negativi (deficit di funzione piuttosto che presenza di sensazioni aggiuntive, si veda nella sezione classificazione), in particolare qualora avvenga in persone a rischio vascolare aumentato.

La diagnosi differenziale invece si può porre nel caso di allucinazioni visive e le crisi epilettiche del lobo occipitale, eventi che in entrambi i casi possono causare disturbi visivi sia positivi che negativi. La distinzione è generalmente aiutata della comparsa di cefalea nell'emicrania e de altre alterazioni che affliggono il paziente con epilessia.

L'anamnesi

L'elemento fondamentale per fare diagnosi corretta è una buona raccolta della storia clinica, ossia dell'ANAMNESI.

Ai corsi di comunicazione vige la regolare che il paziente parli liberamente per un primo momento, infatti in generale  fornisce il 90% delle informazioni che servono per fare una diagnosi corretta. Dopo di che è opportuno guidare il racconto senza peraltro imboccare il paziente con ciò che il medico si aspetta di sentire. Il paziente da parte sua deve evitare di fornire solo le informazioni che secondo la sua opinione sono importanti, perché così facendo rischia di selezionare in modo errato ciò che serve / non serve e quindi fuorviare il medico dalla diagnosi corretta. Da parte del medico è assolutamente consigliato evitare il "medichese" e da parte del paziente è indispensabile che esprima i concetti in modo preciso e ordinato.

RACCOLTA ANAMNESI parte 1, il modo sbagliato
Questo primo filmato mostra come una raccolta superficiale della storia clinica di un paziente induca a pensare a informazioni sbagliate a cui può conseguire anche una diagnosi sbagliata.


RACCOLTA ANAMNESI cefalea parte 2, il modo corretto.

Questo secondo filmato mostra come una raccolta più approfondita della storia clinica di un paziente, senza peraltro condizionare il racconto nè forzare le risposte,  porti a raccogliere le informazioni utili a fare una diagnosi corretta.


Elementi di diagnosi differenziale tra cefalee primarie e secondarie

La diagnosi del tipo di cefalea richiede estrema precisione nella raccolta degli elementi clinici classificativi.

La diagnosi delle cefalee primarie si base esclusivamente su caratteristiche del dolore, tempistiche e sintomi associati. In ogni caso vanne escluse le forme secondarie ad altra malattia che possono presentarsi in modo simile alle cefalee primarie. Per la diagnosi di cefalea primaria NON SERVONO esami strumentali. Questi servono invece per dirimere una forma di cefalea primaria rispetto ad una cefalea secondaria quando le caratteristiche sono dubbie o in generale età di insorgenza, sintomi associati, etc richiedano escludere la presenza di un'altra malattia.

prev next

Segnali d'allarme

CEFALEE BENIGNE versus CEFALEE POTENZIALMENTE PERICOLOSE

Quando allarmarsi per una cefalea?

a cura di Eugenia Rota

La cefalea rappresenta uno dei sintomi più frequenti che inducono i pazienti alla consultazione del medico di famiglia o anche all’accesso in Pronto Soccorso (circa il 3% degli accessi è rappresentato da tale sintomo clinico).

La maggior parte delle cefalee è benigna, di natura primitiva, cioè non è causata da patologia cerebrale né di altro tipo; le forme più comuni sono la cefalea tensiva e l’emicrania, mentre più rara è la cefalea a grappolo.


La cefalea tensiva rappresenta il più comune tipo di mal di testa, con una frequenza, nella popolazione, che può raggiungere il 70%; il dolore è per lo più lieve-moderato, diffuso a tutto il capo, non associato ad altri sintomi, salvo frequente cervicalgia. L’emicrania si caratterizza per un dolore più intenso di quello della cefalea di tipo tensivo, spesso pulsante (talora anche in regione peri-orbitaria-oculare o nucale), nel 60 % dei casi lateralizzato, accompagnato spesso da nausea, fastidio alla luce, ai rumori e agli odori, molto invalidante e talora poco responsivo ai comuni analgesici. Può essere preceduto da disturbi neurologici transitori, soprattutto di tipo visivo (ad esempio, deficit del campo visivo, sensazione di “vedere come attraverso l’acqua o un caleidoscopio”), ma anche della sensibilità, come formicolii o senso di intorpidimento da un arto, e del linguaggio (difficoltà nell’espressione verbale). Tali fenomeni, definiti “aura”, sono reversibili spontaneamente di solito nell’arco di meno di un’ora e possono, seppur più raramente, presentarsi isolati, cioè non seguiti dalla cefalea.

La cefalea a grappolo è un tipo di cefalea che si manifesta con accessi di dolore unilaterale severo, ricorrenti spesso alla stessa ora del giorno o della notte (periodicità circadiana: cosiddetta “cefalea da orologio”), in grappoli (donde la definizione), cioè in gruppi di episodi che si aggregano temporalmente in certi periodi dell’anno (periodicità circannuale). Sono maggiormente colpiti gli uomini, soprattutto se fumatori. Il dolore è molto intenso (detta anche “cefalea da suicidio”), associato a lacrimazione dell’occhio, arrossamento della congiuntiva, rinorrea o ostruzione nasale, ptosi (abbassamento) palpebrale e/o miosi (restringimento del diametro della pupilla), ipsilaterali, cioè dallo stesso lato del dolore.

Sebbene tale cefalea possa allarmare molto il paziente per la severità del dolore, tuttavia, non è di solito pericolosa, perché appartiene comunque al gruppo delle cefalee primitive.

Esistono invece delle cefalee potenzialmente pericolose, che possono rappresentare il sintomo, a esempio, di emorragia subaracnoidea, ipertensione endocranica, meningite, arterite temporale, etc. Si tratta, quindi, di cefalee di natura secondaria, causate, cioè, da altra patologia, talora grave, che richiede spesso una diagnosi e un trattamento tempestivi.

Il medico deve sospettare la natura secondaria e la pericolosità della cefalea, in presenza dei cosiddetti “segnale d’allarme”, ovvero delle seguenti situazioni cliniche:

  • cefalea in cefalalgico abituale, ma con sintomi diversi o più intensi del solito, non responsiva alla terapia analgesica
  • cefalea ad esordio iperacuto (< 1 minuto), in pieno benessere, durante sforzo fisico, accompagnata da vomito all’esordio e/o da perdita di coscienza all’esordio
  • cefalea di prima insorgenza, spontanea o post-traumatica, soprattutto se in età avanzata ed in soggetti in terapia anticoagulante o antiaggregante o in pazienti giovani che assumano alcool o stupefacenti
  • cefalea con sintomatologia ingravescente, subcontinua, più intensa di notte e in posizione supina, esacerbata da tosse e sforzi fisici, accompagnata da nausea, resistente alle terapie analgesiche
  • cefalea associata a ipertensione severa
  • cefalea associata a febbre e/o segni di irritazione meningea (ad esempio, rigidità nucale)
  • cefalea associata a deficit all’esame obiettivo neurologico e/o ai seguenti disturbi neurologici: crisi epilettiche, alterazioni della vigilanza e/o dello stato di coscienza, modificazioni del carattere, calo del visus, disturbi dell'equilibrio, aura atipica
  • cefalea in paziente che presenti, all'anamnesi, una patologia di base potenzialmente responsabile di cefalea secondaria (malattie infettivo-infiammatorie, disturbi endocrino-metabolici, malattie immuno-reumatologiche, neoplasie)

Nel caso ci si trovi di fronte ad di uno dei suddetti scenari clinici “allarmanti”, l’iter diagnostico prevede pressoché invariabilmente l’esecuzione di una TC cranio basale, esame in grado di evidenziare lesioni emorragiche sia nello spazio subaracnoideo, extra- o sub-durale, sia all’interno del parenchima cerebrale, nonché grossolane formazioni espansive endocraniche, sebbene queste ultime siano di solito meglio individuate effettuando l’esame con il mezzo di contrasto.

Talora, sono indicati già in urgenza, ai fini di un corretto inquadramento diagnostico, esami ulteriori, quali la puntura lombare nel sospetto di una meningo-encefalite o di un’emorragia subaracnoidea (anche con TC cranio negativa, in determinati casi), gli esami ematochimici con indici di flogosi e la RM encefalo nel sospetto di encefalite erpetica, fistola durale, apoplessia ipofisaria (con scansioni angioRM fase venosa nel sospetto di trombosi venosa cerebrale e con AngioRM fase arteriosa, nel sospetto invece di ictus vertebro-basilare, dissecazione arteriosa, previo Ecodoppler dei vasi epi-aortici).

Una volta identificata la patologia sottesa alla cefalea, verranno assunti i provvedimenti terapeutici del caso, sia di tipo medico, sia, eventualmente, di tipo neurochirurgico, quando indicati.